I corpi dei fratelli Bibas, Arielle e Kefir, cinque e due anni. Gli ostaggi più giovani nelle mani di Hamas torneranno giovedì in Israele insieme alla salma della loro mamma Shiri e al cadavere di almeno un altro rapito israeliano. Il loro destino ha tenuto Israele per mesi con il fiato sospeso. Le immagini dei bimbi dai capelli rossi, trascinati via insieme alla madre il 7 ottobre dal kibbutz Nir Oz sono impresse nella memoria collettiva dello Stato Ebraico. Jarden Bibas papà di Ariel e Kfir e marito di Shiri, era stato liberato lo scorso 1 febbraio dopo 16 mesi di prigionia e si era aggrappato alla speranza che la sua famiglia fosse sopravvissuta alla cattività. Ma la realtà, purtroppo, è un'altra. Nella giornata di sabato, invece, come richiesto da Israele, Hamas rilascerà restanti ostaggi ancora in vita sei in totale, la cui liberazione era stata concordata nella prima fase. Tra loro ci sono anche due israeliani trattenuti nell'enclave palestinese da oltre un decennio. Sul fronte libanese, nonostante la tregua tra Israele ed Hezbollah sia ufficialmente terminata il 18 febbraio, l'esercito israeliano, che avrebbe dovuto ritirarsi completamente, ha mantenuto il controllo di cinque punti strategici nel Sud del Paese. Intanto l'Iran minaccia di attaccare Israele per la terza volta. Lo farà, come dice il numero due dei Guardiani della Rivoluzione, al momento opportuno, dopo gli attacchi di aprile e ottobre, 2024 contro lo Stato Ebraico che avevano scatenato la reazione di Israele. Il regime di Teheran ora sembra voler rispondere alle dichiarazioni del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha promesso di finire il lavoro contro l'asse iraniano della Resistenza. .