Fernando Marman, 61 anni e Louis Har, 70 anni, hanno riabbracciato i loro famigliari. I due ostaggi israelo-argentini sono stati liberati dalle forze speciali israeliane dell'antiterrorismo, dopo essere stati rapiti da Hamas il 7 ottobre, ed essere stati tenuti in cattività per oltre 4 mesi, all'interno di un edificio a Rafah. Un'operazione definita dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu tra quelle di maggior successo nella storia dello Stato ebraico e che sembra confermare la strategia militare del leader del Likud, che vede nella pressione militare l'unico modo possibile per ottenere la liberazione degli ostaggi israeliani. Eppure le brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, fanno sapere che 3 degli 8 ostaggi che erano rimasti feriti durante un raid dell'esercito con la Stella di David proprio a Rafah, sono morti. Come a morire sotto il fuoco israeliano nella parte più a Sud della Striscia di Gaza, dove è stipato circa un milione e mezzo di sfollati, ci sono decine e decine di civili, nonostante le promesse di Netanyahu di evacuare la popolazione palestinese prima dell'inizio di una nuova offensiva militare volta all'eliminazione di quattro battaglioni di Hamas. La chiave per Bibi, per raggiungere la vittoria totale. Una decisione che divide ogni giorno di più l'Occidente dallo Stato ebraico e aumenta la tensione a livello diplomatico. Mentre Israele ha deciso di negare l'ingresso nel Paese a Francesca Albanese, funzionaria italiana delle Nazioni Unite per le sue oltraggiose affermazioni sui massacri del 17 ottobre, il Regno Unito, il capo della diplomazia europea Josep Borrell e persino il Procuratore capo della Corte Penale Internazionale premono sul leader del Likud per un cambio di rotta.