La risposta ufficiale di Hamas alla proposta di una tregua mediata dall'Egitto si fa ancora attendere ma forse qualcosa si muove. Isma'il Haniyeh sembra aprire ad una possibilità. Per il capo dell'ufficio politico del movimento islamista palestinese l'organizzazione sta studiando la proposta con spirito positivo ed è disposta ad inviare una delegazione al Cairo per un nuovo round di negoziati. Eppure resta ancora lo scoglio del cessate il fuoco permanente all'interno della striscia di Gaza. Una richiesta non negoziabile per Yahya Sinwar il capo dei capi di Hamas a Gaza che chiede la garanzia della fine della guerra all'interno della striscia ed un impegno scritto per la fine incondizionata dei combattimenti. Una condizione da sempre respinta dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e che continuerà a rifiutare perché a suo dire la pressione militare è l'unico modo per riportare a casa le decine di ostaggi che ancora si trovano nelle mani di Hamas e di altre fazioni palestinesi all'interno della striscia di Gaza. E poi perché per raggiungere la cosiddetta "vittoria totale" il leader del Likud indipendentemente dal raggiungimento di un accordo o meno con Hamas non ha nessuna intenzione di rinunciare all'operazione militare a Rafah. Insomma per ora gli sforzi della diplomazia internazionale potrebbero sì avvicinare le parti per siglare un accordo senza però scongiurare il rischio di una prossima escalation militare nella parte più a sud della striscia di Gaza.























