Non abbiate paura. Era il 1978 e nell'omelia, per l'inizio del pontificato, Papa Giovanni Paolo II chiedeva tutti di aprire, anzi, spalancare le porte a Cristo, senza paura. E oggi, alla vigilia del quindicesimo anniversario della sua morte, è a lui che Papa Francesco affida ai fedeli: “Non abbiate paura”. Fratelli e sorelle, l'uomo di oggi scorge i segni di morte, divenuti più presenti sull'orizzonte della civiltà. Vive sempre più nella paura, minacciato nel nucleo stesso della sua esistenza. Quando vi sentirete in difficoltà, il vostro pensiero corre allora a Cristo: sappiate che non siete soli. Papa Francesco parla di un periodo difficile e chiede speranza, quella stessa che ha invocato con una forza immensa, in una piazza San Pietro vuota, nella preghiera di pochi giorni fa. “Perché avete paura”, aveva ripetuto nel silenzio, la paura torna, ma anche la speranza. Nell'udienza, nella biblioteca del Palazzo apostolico, Bergoglio, sottolinea: vedere Dio vuol dire intendere i segni della provvidenza in quel che ci accade, riconoscere la sua presenza nei sacramenti, nei fratelli, soprattutto poveri e sofferenti. E anche oggi, il collegamento è in streaming. Il Coronavirus ferma la presenza di un uomo che invece della gente e del contatto ha fatto, fin da subito, la sua cifra. Grazie ai media e ai social, ora, mantiene il contatto con i fedeli. Per questo, nel quotidiano appuntamento con la messa mattutina nella residenza di Santa Marta, al mondo della comunicazione si rivolge direttamente. Così vorrei che pregassimo. Per tutti coloro che lavorano nei media, lavorano per comunicare oggi, perché la gente non si trovi tanto isolata. Per l'educazione dei bambini, per l'informazione, per aiutare a sopportare in questo tempo di chiusura.