Tre nazioni in un giorno: Italia, Ungheria e Slovacchia. È iniziato così il nuovo viaggio di Papa Francesco, il primo dopo l'operazione al colon subita a luglio. Sto bene, sto molto bene, ha detto in aereo a noi giornalisti che viaggiamo con lui e ha parlato anche della crisi della nostra compagnia di bandiera. Questo è un viaggio di congedo con l'Alitalia, ha spiegato, ma riprendiamo a viaggiare. In Slovacchia dove resta fino a mercoledì, ha lanciato due appelli: uno alla Chiesa, chiedendo se i cristiani hanno esaurito l'ardore dell'annuncio e vivono in una confort zone, fatta di convenienza e calcoli politici. L'altro, un appello al mondo intero, solo stando dalla parte dei più deboli, ha detto, usciremo davvero tutti dalla pandemia. Ma prima della Slovacchia, la tappa di poche ore in Ungheria, affollata di persone lungo le strade, dove si sono mischiati vari temi: innanzitutto quello spirituale che Francesco ha indicato come principale del viaggio. E qui nel cuore di Budapest, nel cuore dell'Europa, in Piazza degli Eroi, il Papa ha celebrato come già fece proprio qui Giovanni Paolo II, la grande messa conclusiva del Congresso Eucaristico Internazionale, cuore dell'Europa che ha sofferto, ha detto, anche per le persecuzioni comuniste. Un grande eroe, un grande martire delle persecuzioni è stato in Ungheria il cardinale Mindszenty e il Papa ha ricordato che proprio in concomitanza con questa messa in Polonia, viene beatificato il padre spirituale di Giovanni Paolo II, padre spirituale di una nazione, il cardinale Wyszynski. Ma c'è stato anche il tema politico dato dall'incontro, in forse fino a pochi giorni prima, con il Primo Ministro Orban, leader sovranista in contrasto con Francesco su molti temi, innanzitutto quello dei migranti. Nessun faccia a faccia singolo tra loro, ma solo un incontro insieme alle altre autorità del Paese, voluto da Bergoglio come privato e senza discorsi pubblici, tanto che il Primo Ministro, all'aeroporto a ricevere Francesco, aveva scelto di mandare il suo vice. E probabilmente anche a Orban erano rivolte le parole pronunciate dal Papa, nell'incontro con le confessioni cristiane e con gli ebrei. Dopo una forte messa in guardia contro l'antisemitismo, che ha definito una miccia che bisogna spegnere in Europa, Francesco ha usato un'espressione, "abbattere i muri di separazione", abitualmente da lui utilizzata per richiamare all'accoglienza dei migranti. "Apprezzo tanto l'impegno che avete testimoniato ad abbattere i muri di separazione del passato. Ebrei e cristiani, desiderate vedere nell'altro non più un estraneo, ma un amico. Non più un avversario, ma un fratello".