Parlare di soluzioni politiche è escluso finché le milizie terroriste sono presenti a Tripoli. La propaganda di Khalifa Haftar risponde duramente alla proposta di Fayez al Sarraj per un Forum di coordinamento libico, dal quale comunque l'uomo forte della Cirenaica era escluso perché l'annuncio che il Presidente del Governo di concordia nazionale aveva già fatto ai microfoni di Sky Tg24, prima di rafforzarlo durante una conferenza a Tripoli, è una mossa che, forte del sostegno delle Nazioni Unite, mette all'angolo avversario e suoi sostenitori, privati dell'alibi di poter parlare, anche se continuano ad evocarla, di fantomatica lotta al terrorismo. L'intento di Sarraj, dunque, resta quello di avviare, proprio in coordinamento con l'ONU, una conferenza in cui tutte le componenti della società libica possano definire una sorta di roadmap per arrivare a quell'assetto costituzionale necessario a convocare elezioni presidenziali e parlamentari prima della fine dell'anno. Un'iniziativa che gode, dunque, del sostegno delle Nazioni Unite ed in particolare dell'Italia, ma che il Presidente della Commissione Difesa del Parlamento libico - l'istituzione ormai spaccata quasi esattamente a metà tra filo-cirenaici e filo-Tripoli - ha già rifiutato. Sarraj ha perciò ribadito che non si tirerà indietro di fronte agli attacchi di Haftar. Dal 4 aprile, giorno dell'inizio dell'offensiva del generale su Tripoli, sono rimaste uccise quasi 700 persone. Tra queste, oltre 40 erano civili. Ma a rischio restano anche i migranti, costretti nei centri di detenzione, perché per migliaia di persone il Paese è solo un luogo di transito, ma per tanti rappresenta la fine di una speranza. Negli ultimi cinque anni sono stati 20 mila i dispersi nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Un massacro che in tanti ascrivono, però, soprattutto all'Europa.