In migliaia a Malta sfilano per Daphne

22 ott 2017
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Nessun politico a questo corteo, solo tanti avvocati e giornalisti, ma anche medici, architetti e studenti. Gente comune è scesa in piazza per chiedere una sola cosa: cambiamento in nome di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese anticorruzione uccisa lunedì con una bomba piazzata nella sua auto. La protesta nasce quasi spontanea. L’urlo della folla “barra!”, indirizzata al Governo, ma anche al capo della polizia, significa proprio questo: via, fuori! Una sola parola per chiedere le dimissioni di quelle istituzioni, che uno dei tre figli della blogger, Matthew, non ha esitato a definire “mafiose”. La protesta è iniziata alle quattro e ha riempito la via principale de La Valletta, per concludersi di fronte al tribunale, dove la parola “barra” è stata più volte sostituita con “giustizia”, una giustizia che in pochi si aspettano sul caso della giornalista, che con i suoi editoriali sul Malta Independent e soprattutto attraverso il suo blog, Running Commentary, ha smascherato corrotti e collusi, raccontando traffici finanziari internazionali che hanno coinvolto molti personaggi pubblici maltesi, Premier e leader dell’opposizione compresi. Nessuno di questi potrà parlare sul palco allestito di fronte al palazzo di giustizia, dove in molti sono venuti a deporre nei giorni scorsi un fiore o una candela per Daphne. Il primo a prendere la parola è stato, invece, il presidente del comitato studentesco, che ha fatto propria la richiesta di gran parte dell’opinione pubblica maltese chiedendo la fine di quella corruzione che ha fatto del Paese del Mediterraneo, membro dell’Unione europea, un crocevia di traffici non solo illeciti, ma anche fondamentalmente impuniti.

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