É l'inizio di una nuova era per la Siria, in cui sostituiremo l'oppressione con la giustizia e la sofferenza con la misericordia. Ahmad al-Shara, che ha rinunciato al nome che lo ha reso famoso Al-Julani, si rivolge alla nazione e fa l'annuncio atteso non solo dai siriani, ma anche dalla comunità internazionale. Il Paese dopo il collasso del regime di Assad si dà una road map di cinque anni, il programma è in 44 articoli e nei primi due si afferma che l'Islam è la religione di Stato e fonte del diritto. Quel che suscita interesse, invece, è il seguito, cioè il rispetto dei diritti di libertà, di opinione ed espressione, la pari opportunità tra tutti i cittadini, la garanzia delle specificità delle varie comunità siriane del pieno rispetto dei diritti sociali, economici e politici delle donne. Insomma, un programma che sembra scritto apposta per non alimentare le preoccupazioni della comunità internazionale. Resta il fatto che per ora siamo a livello di intenzioni, certo incoraggianti, ma non si deve dimenticare che non più tardi di una settimana fa si è assistito a uno scontro feroce tra i fedeli dell'attuale regime e le milizie alawite storicamente legate ad Assad. Intanto l'altro epicentro della crisi dell'area, Gaza, torna al centro dell'interesse con l'ennesima giravolta di Trump. The Donald, dopo aver disegnato una nuova Striscia come una riviera mediorientale grazie alla deportazione degli attuali abitanti ha affermato esattamente il contrario: Nessuno sta espellendo nessun palestinese, ha detto. Una presa di posizione che ha avuto l'immediato plauso da Egitto e Hamas, Hamas con cui il presidente americano, dopo averla definita un'organizzazione terroristica, ha avviato colloqui diretti. In questo clima Israele conferma invece di aver colpito delle postazioni della formazione islamista sulla capitale siriana con un raid aereo. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz: Nella lotta al terrorismo islamico contro Israele non sarà dispensata né Damasco né altri. .