Hanno lasciato la città sia in macchina che in aereo, con i voli di linea o quelli messi a disposizione dalle forze armate. È stata una corsa contro il tempo riferiscono le autorità di Yellowknife, la città nel nord-est del Canada assediata da oltre 250 incendi. Le fiamme non arrestano la loro corsa, sono arrivate fino alle porte della città, da qui la decisione delle autorità di evacuare tutti i 20.000 abitanti, ma è tutto il Canada ad assistere alla peggiore stagione di incendi mai registrata, con oltre 1000 focolai attivi in tutto il Paese e migliaia di persone che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni, per gli esperti è tutta colpa di una primavera più calda e più secca del normale. Il cambiamento climatico infatti aumenta il rischio del clima caldo e secco, che potrebbe alimentare gli incendi. Tutt'altro che archiviata la criticità alle Hawaii, mentre il bilancio delle vittime continua a salire, arrivano le dimissioni, accettate con effetto immediato, del capo dell'agenzia per le emergenze del Maui, finito nel mirino della polemica per non aver fatto suonare le sirene e segnalato l'emergenza mentre le fiamme stavano divorando la città di Lahaina. In tanti oggi denunciano di non essere stati avvertiti dell'eminente pericolo e di conseguenza si ritiene che molte delle vittime siano rimaste intrappolate nelle loro case o nel loro auto nel disperato tentativo di fuga dell'ultimo minuto. Voci di disperazione sono anche quelle che arrivano da Tenerife, dove le fiamme hanno bruciato più di 3000 ettari dell'isola spagnola delle Canarie, su perimetro di 30 chilometri. L'incendio, scoppiato martedì sera, si è sviluppato in un'area scoscesa e montuosa di difficile accesso per le squadre di emergenza, anche per questo motivo si tratta dell'incendio più difficile da domare degli ultimi 40 anni e anche in questo caso il caldo e le condizioni metereologiche stanno complicando il lavoro dei vigili del fuoco.
