Non sono semplici rivolte popolari quelle che stanno proseguendo in Iran da ormai 4 mesi. A Teheran e in tutte le città da Nord a Sud, dal Centro alle zone più periferiche si respira un'atmosfera da rivoluzione. Il regime da un lato reprime e soffoca le vite di coloro che sfidano la Repubblica Islamica, i rivoltosi dall'altra parte, che non si lasciano spaventare con coraggio vanno avanti per chiedere Libertà e Democrazia. Mahsa Amini era una ragazza iraniana di origini curde, aveva 22 anni quando la Polizia Morale l'arrestò perché non indossava correttamente l'hijab, il velo imposto dalla Repubblica Islamica. Era il 13 settembre e la ragazza si trovava assieme ai suoi genitori a Teheran per una visita in città. Fu portata in caserma e posta in custodia cautelare, morirà 3 giorni dopo in ospedale, dopo essere entrata in coma. La versione ufficiale data da Teheran parla di infarto, ricostruzione da sempre contestata dai familiari. Alla sua morte sono iniziate le proteste popolari sempre più numerose, sempre più diffuse, capaci di unire le generazioni, le classi sociali, le città e le campagne al grido di "Donna, Vita, Libertà". La reazione del regime diventa sempre più feroce con il passare delle settimane, dopo gli arresti, le condanne, sono iniziate le esecuzioni capitali inflitte ai manifestanti. Secondo gli attivisti di Iran Human Rights, sono quasi 500 le persone che hanno perso la vita durante le manifestazioni, migliaia gli arresti, oltre 100 coloro che rischiano la pena di morte ma potrebbero essere molti di più, dati ufficiali non ce ne sono.