Non solo centinaia di donne iraniane ma anche decine di maschi curdi si sono rasati i capelli a zero in ricordo di Mahsa Amini. In pubblico un segno di lutto tra i curdi ma ora un segno di protesta contro la politica ultraconservatrice che ha portato alla morte della giovane Amini deceduta dopo essere stata arrestata per aver indossato il velo in modo scorretto. La sua storia, quella di una ragazza iraniana curda, è diventata simbolo del martirio delle libertà nella repubblica islamica e sta mobilitando trasversalmente i curdi, uomini e donne, non solo in Iran. Queste le manifestazioni ad Arbil in Iraq, queste le immagini dal Cile in marcia per solidarietà con tutte le donne iraniane. Ma a leggere i dati ufficiali sulle proteste diffusi da Teheran sono oltre 700 gli arresti in patria per le manifestazioni non autorizzate e di questi solo 60 sono di donne, segno che la protesta del velo è diventata ora un simbolo di malcontento sociale trasversale. Ad essere contestate sono le politiche ultraortodosse del presidente Raisi e il pugno di ferro nel sedare le manifestazioni usato dai Guardiani della Rivoluzione. 50 i morti secondo le associazioni per i diritti umani, tra loro ci sarebbero anche quattro bambini, 35 invece i dati ufficiali. Il presidente Ebrahim Raisi rientrato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha trovato un paese in subbuglio e ha rilanciato: "Non permetteremo azioni che mettono in pericolo la sicurezza del paese" dice. E nei contatti con i Guardiani della Rivoluzione invita i Pasdaran a riportare l'ordine nel paese. "Manifestazioni e disordini in Iran dovranno essere affrontati con durezza" dice. Chiudono infatti per una settimana le università, focolai più vivi della rivolta dove la didattica passa a distanza e proprio le università sono state teatro degli scontri più duri.