Sul sito del Ministero dell'Interno iraniano il commento è lapidario: l'attacco con i droni alla fabbrica di Isfahan è fallito. Ma di successo eccezionale parla invece il Jerusalem Post, mentre Al Arabiya ipotizza un coinvolgimento degli Stati Uniti. Le immagini della rete mostrano, intanto, esplosioni ed incendi, veicoli di emergenza che si dirigono verso l'area, soccorritori impegnati a contrastare le fiamme. Una fabbrica di armi delle forze di sicurezza iraniane, il probabile obiettivo dell'attacco, con Israele che non commenta la vicenda, ma con il Jerusalem Post che ricorda come in passato i servizi di intelligence occidentali e fonti iraniane abbiamo attribuito al Mossad gli attacchi a impianti nucleari e la distruzione di 120 droni iraniani nel febbraio del 2022. Proprio nella regione di Isfahan, la Repubblica islamica ha diversi siti di ricerca nucleare, compreso un impianto di conversione dell'uranio. Lo scorso aprile, Teheran ha poi annunciato di avere iniziato a produrre uranio arricchito al 60% nel sito di Natanz, avvicinandosi al 90% necessario per realizzare una bomba atomica. Mentre i negoziati per rilanciare l'accordo nucleare sono in stallo dopo l'uscita unilaterale degli Stati Uniti nel 2018. L'annuncio di questo attacco arriva, dunque, mentre l'Iran è sconvolto dal movimento di protesta, scaturito a metà settembre dopo la morte di Mahsa Amini, ricordata in queste ore dal presidente francese Macron, che ha salutato la lotta in suo nome come una lotta comune per una martire del regime iraniano. Ma arriva anche nel momento in cui sono diversi i Paesi che accusano Teheran di fornire droni all'esercito russo per la guerra in Ucraina.