Punire con la morte i manifestanti. Pena capitale per chi chiede diritti, invoca una democrazia che è sempre più lontana e lotta per la libertà. Con questa richiesta i deputati iraniani, 227 su 290 in totale, si sono rivolti alle autorità: devono pagare con la vita tutti coloro che sono stati arrestati durante le proteste che, da quasi due mesi vanno avanti in Iran, dopo la morte di Masha Amini, la ragazza iraniana deceduta dopo essere stata fermata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo islamico. Più il regime reprime, più il grido di libertà della folla che manifesta diventa più forte. Nasrin Ghadri, 35 anni, dottoranda della facoltà di filosofia di Teheran è morta dopo essere stata picchiata con un manganello dalle forze di sicurezza durante le manifestazioni del venerdì contro il governo. Lei, come Masha, e come tanti altri giovani donne e uomini sono ritenuti dal regime “nemici di Dio” e per questo meritano una condanna ed una vendetta divina esemplari. Da un lato il Governo torna a dichiarare che le proteste sono incitate dagli Stati Uniti e dagli altri nemici, dall’altro le rivolte vanno avanti. Violente manifestazioni sono scoppiate a Sanàndaj, capoluogo della provincia iraniana del Kurdistan: a Isfahàn, nell’Iran centrale, le forze di sicurezza sono state viste impiegare ancora una volta gas lacrimogeni e proiettili contro i manifestanti. Dal nuovo report dell'agenzia degli attivisti per i diritti umani iraniani, quasi 15 mila sono stati gli arrestati durante le proteste dal 16 settembre, mentre 319 persone sono morte, tra cui 50 minori. Inatnto la nazionale iraniana di beach soccer è rientrata a Teheran sotto rigide misure di sicurezza, dopo aver espresso solidarietà al movimento di protesta contro la Repubblica islamica. Mentre due giornalisti di Iran International, a Londra, sono stati minacciati di morte da Teheran.