Sempre alta tensione tra Iran e Stati Uniti, con il Presidente Trump che ammonisce l'Iran: “È meglio che sia prudente perché tu arricchisci l'uranio per una ragione; non ti dirò quale sia questa ragione, ma non va bene. È meglio stare attenti”. Teheran ha infatti detto che sta procedendo a innalzare l'arricchimento dell'uranio a una misura superiore a quella consentita dall'accordo sul nucleare del 2015, pari a 3,67%. Velayati, ex Ministro degli Esteri, consigliere della guida Ali Khamenei, ha parlato di un arricchimento al 5%, un livello molto lontano, quindi, dal 90%, necessario per costruire armi atomiche, ma sufficiente per sfidare sia gli Stati Uniti, che dall'accordo di quattro anni fa si sono sfilati l'anno scorso, sia per fare pressione sui Paesi europei, accusati dall'Iran di non aver fatto nulla per alleviare gli effetti delle sanzioni imposte da Washington. E su questo va giù duro il Segretario di Stato americano, Pompeo, che ne annuncia altre maggiori e anche l'isolamento. Il portavoce dell'Organizzazione iraniana per l'energia atomica ha spiegato che la decisione di arricchire l'uranio è necessaria per le attività pacifiche del Paese, che ha bisogno di uranio arricchito fino al 5%. L'Iran comunque ripete che vuole salvare l'accordo sul nucleare di Vienna, grazie al quale Teheran si impegnava a non acquisire la bomba atomica e a limitare le sue attività nucleari in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. Ora il Governo iraniano fa pressing su Francia, Germania e Gran Bretagna: “La prima cosa che gli europei dovrebbero fare, insiste il Ministro degli Esteri Zarif, è aiutare la Repubblica islamica a riprendere le sue esportazioni di petrolio, che l'amministrazione Usa è riuscita a tagliare drasticamente”. Germania e Gran Bretagna, come ha fatto la Francia sabato scorso, hanno espresso preoccupazione e chiesto all'Iran di fare marcia indietro, ma Zarif ha risposto che le misure prese sono certamente irreversibili, ma solo se gli europei si opporranno all'unilateralismo americano. Altrimenti si procederà fra 60 giorni a una terza tappa verso il superamento dell'accordo del 2015. Il prossimo atto del braccio di ferro è in programma mercoledì, quando a Vienna si riunirà l'Agenzia internazionale per l'energia atomica per una sessione d'urgenza chiesta dagli Stati Uniti.