Bloccare internet e le applicazioni social: è questa la strategia con la quale il regime di Teheran ha deciso di rispondere alle proteste che da quasi un mese infuocano le strade del Paese. Dopotutto si sa, prevenire è meglio che curare: ed è vero soprattutto per un regime autoritario come quello iraniano, che ha imposto un nuovo "blackout digitale" per isolare la protesta ai confini nazionali, per impedire ai cittadini di far sapere al mondo cosa sta succedendo nelle strade, nelle carceri e nelle università. "Nessuno dica che c'è una rivolta", sembra voler dire il Governo ed è con questo tono che ora lancia un avvertimento anche all'Unione Europea: "L'Iran risponderà in modo reciproco a qualsiasi nuova sanzione o risoluzione", ha tuonato il Ministro degli Esteri di Teheran, che ha smentito l'esistenza di proteste pacifiche, parlando invece di operazioni terroristiche. "I rivoltosi verranno spazzati via", ha infatti promesso il regime teocratico, rivolgendosi proprio a coloro che decidono di manifestare. "L'Iran deve porre fine alla violenza", ha chiesto dall'altro canto il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Mentre il Paese si prepara a entrare nel suo secondo mese di proteste dopo la morte di Masha Amini, la 22enne arrestata dalla Polizia Morale per non aver indossato il velo nel modo corretto. Le donne e gli uomini continuano infatti a sfilare in tutto il Paese, a riempire le piazze e le università al grido di: "Morte al dittatore". Per chiedere ora non più solo diritti e libertà, ma anche la caduta del regime di Khamenei. Così, nonostante le negazioni, gli arresti e il blackout di rete, gli iraniani non si arrendono.























