In Iran si può morire per mano del boia, anche a 9 anni. Amnesty International denuncia che secondo il codice penale iraniano i maschi sopra i 15 anni e le femmine sopra i 9 possono essere giustiziati. Nel 2004 è stata vietata l'esecuzione dei minori di 18 anni ma il decreto non è stato rispettato, per questo si teme per la vita di tre minorenni arrestati in occasione delle proteste. Le Ong fanno sapere che in tutto almeno 28 persone rischiano l'esecuzione, già inflitta a due giovani di 23 anni, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard impiccati nei giorni scorsi, il secondo su pubblica piazza e la sua casa poi è stata vandalizzata. La magistratura iraniana parla di 11 condanne a morte e di 400 manifestanti condannati a pene fino a 10 anni. Le sanzioni dell'Unione europea e le condanne dell'Occidente cadono nel vuoto, anzi le minacce sono continue. Il Ministro dell'Intelligence iraniano promette: "Puniremo chi sostiene all'estero le rivolte". Il regime iraniano pressato ma non scalfito da tre mesi di rivolte, usa la pena di morte per terrorizzare i manifestanti, tra i condannati anche un ex calciatore, un attore teatrale e il rapper Yasin. Processi iniqui in cui sono negati i diritti delle difese, della presunzione di innocenza, di avvalersi della facoltà di non rispondere, per tutti il reato contestato è sempre lo stesso: guerra contro Dio. Gli imputati sono sistematicamente torturati e le confessioni estorte vengono addotte come prove e trasmesse dalle tv di Stato. Mentre pesa e sprofonda nell'orrore della repressione più feroce gli apparati si difendono l'un l'altro, la magistratura decanta i suoi processi equi e veloci, il Presidente Raisi attacca l'Occidente definendo la risposta della repubblica islamica proporzionata e moderata. La guida suprema Khamenei si congratula per le esecuzioni e decanta il valore dei basij, la temuta milizia che fa strage dei manifestanti, sparando al volto, al petto e ai genitali.























