Sono già cinque le condanne a morte, inflitte dai giudici iraniani ad alcuni dei manifestanti arrestati durante le proteste che vanno avanti della morte di Mahsa Amini, avvenuta esattamente tre mesi fa. La rivolta infiamma l'Iran a dispetto di una repressione sempre più brutale. Scioperi nei mercati, manifestazioni nelle università, cortei improvvisati nelle strade di varie città, ogni giorno. Sebbene i media ufficiali tacciano e internet sia spesso oscurato, sui social dilagano le immagini che descrivono quanto sia esplosiva e drammatica la situazione. Oltre 16 mila le persone in prigione, sottoposte a torture e abusi, costretti a confessioni; 400 le vittime. Il dissenso contagia tutti gli strati sociali. A guidare la rivolta sono le ragazze e i ragazzi, ma non solo. La parola libertà riecheggia nelle strade, insieme a morte al dittatore Khamenei. Oltre alle dimostrazioni per Mahsa, sono in corso i tre giorni di protesta per commemorare le oltre 1.500 persone morte nel novembre di sangue del 2019, quando l'aumento dei prezzi del carburante scatenò la rabbia e le proteste. Questa grande folla inferocita si è radunata di fronte alla casa di Foad Mohammadi, ucciso lunedì durante i violenti scontri tra dimostranti e polizia nella città curda di Kamyaran, devastata e trasformata ormai, quasi in una zona di guerra. Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti. A Teheran, scene di violenza inaudita nella stazione della metropolitana: le forze dell'ordine si sono scagliate, picchiando furiosamente alcuni passeggeri che gridavano lotteremo e moriremo per riprenderci l'Iran, indietro non si torna. Ma la linea del regime iraniano non cambia, chi manifesta è un criminale e traditore della Repubblica, al soldo dell'Occidente; i Paesi stranieri che mostrano solidarietà con le proteste, mirano solo al caos interno. Il governo rimane sordo ai richiami internazionali e delle Nazioni Unite, anzi ha annunciato di aver arrestato quelle che definisce spie francesi, mentre l'intelligence britannica lancia un allarme: Teheran lavora per rapire o uccidere oppositori iraniani che si trovano nel Regno Unito.























