La Casa Bianca può accettare solo un accordo che preveda la rinuncia di Teheran all'atomica. Questo è un punto fermo per gli Stati Uniti in una situazione di generale incertezza. Secondo Washington, l'Iran è ad un paio di settimane dalla possibilità di ottenere l'ordigno nucleare, una stima più allarmistica di quelle fornite da altre fonti, compresa l'intelligence americana. "Trump preferisce sempre il negoziato", dice la portavoce Caroline Levitt, "ma non ha paura di usare la forza, se necessario". Per la prima volta il presidente chiarisce qual è la finestra temporale. Lo spiegamento militare americano nel Golfo si rafforza, ma intanto la diplomazia fa il suo lavoro. Il segretario di Stato Rubio parla con i colleghi di diversi Paesi alleati, compreso il ministro degli Esteri italiano Tajani. Washington mantiene aperti i canali di dialogo con l'Iran: "I contatti non si sono mai interrotti", spiegano dalla Casa Bianca, neanche quando Teheran, colpita dai missili israeliani, ha deciso di abbandonare i colloqui sul nucleare. I piani d'attacco sarebbero già pronti, mancherebbe solo il via libera del presidente. Trump prende tempo per ragioni esterne ed interne. Il popolo MAGA è largamente contrario all'ipotesi di un coinvolgimento nel conflitto in Medio Oriente, tanto che funzionari della Casa Bianca avrebbero contattato alcuni influencer conservatori per convincerli a difendere le scelte del presidente. In attesa di capire se gli Stati Uniti imbracceranno le armi, per il momento la guerra è fatta di parole. Teheran minaccia di dare una lezione agli aggressori. Russia e Cina congiuntamente condannano le operazioni israeliane e chiedono negoziati. .