Trump parla di guerra, ma il nemico è soprattutto la stampa. Il presidente si scaglia contro i media, malati e cattivi, dice, perché riportano le informazioni contenute in un rapporto preliminare di intelligence, dedicato ai raid americani sull'Iran. Gli impianti colpiti avrebbero subito dei danni, ma non sarebbero stati distrutti. Il programma nucleare di Teheran sarebbe stato riportato indietro solo di alcuni mesi, non così tuona il Presidente. L'uranio arricchito non era stato spostato e il programma nucleare iraniano non esiste più, dice lapidario Trump. Israele fa da sponda al presidente che chiosa: i negoziati con Teheran potrebbero a questo punto essere addirittura superflui. Il dossier ucraino dopo un incontro con Zelensky, vede la bilancia del Presidente spostarsi leggermente dalla parte di Kiev, anche se il movimento è ancora troppo lieve per rispecchiarsi completamente nella dichiarazione finale del vertice Nato. Penso che Putin sia mal consigliato, dice Trump, si è offerto di darmi una mano sull'Iran, racconta, ma gli ho risposto ho bisogno di una mano sulla Russia. Il Presidente non esclude che le mire territoriali di Mosca possano estendersi oltre l'Ucraina e apre alla possibilità di fornire missili Patriot a Kiev. Il nemico di Trump in questo momento è soprattutto all'interno, i media, come detto, ma anche il capo della Fed che si ostina a non tagliare i tassi di interesse. Powell però non cambia idea e in congresso ribadisce che per i tagli c'è tempo, vogliamo prendere una decisione intelligente mentre vediamo come evolve la situazione, dice. .























