Da un lato, c'è la comunità internazionale che chiede a Teheran di annullare le sentenze di morte e si dice scioccata per quanto sta accadendo nel Paese. E la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha chiesto una reazione europea e globale più forte al regime iraniano. Dall'altro, c'è il Governo di Teheran che non cede e procedi dritto per la sua strada con la repressione, le minacce e le impiccagioni. Sono quattro finora, le pene capitali che sono state ufficialmente eseguite; gli ultimi due ragazzi avevano 22 e 26 anni, si chiamavano Mohammad Mahdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini, erano manifestanti e sono stati impiccati perché accusati di aver ucciso un paramilitare. Sono stati condannati dopo un solito processo farsa senza poter essere assistiti da un avvocato, e dopo confessioni estorte sotto tortura. Nonostante il regime non perda occasione per ostentare la brutalità delle morti, le piazze non si fermano: pullulano di manifestanti che sfidano gli Ayatollah e a loro va la solidarietà anche di attori e star di Hollywood che hanno lanciato un appello per fermare la mano del boia. Le ONG stimano che oltre 500 sono i manifestanti uccisi finora; fra loro, 70 erano minorenni. E la magistratura ha già dato il suo assenso alla condanna a morte di altri 10 dimostranti. Destano enorme preoccupazione, come riferisce il sito Iran International, le condizioni di salute delle 15 attività detenute in una prigione a Karaj, alle porte di Teheran, in sciopero della fame e della sete. Intanto, gli agenti di polizia possono vantare un nuovo capo. Si tratta di un ex pasdran Ahmadreza Radan. Nominato dalla Guida suprema dell'Iran Ali Khamenei perché l'ex comandante sarebbe stato troppo morbido nelle repressioni. L'attuale, invece, ha anche fatto parte della polizia morale ed è ritenuto dagli Stati Uniti responsabile di gravi violazioni dei diritti umani.