Iraq, cure psichiatriche per aiutare i profughi

13 gen 2020
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Quando scappi dalla guerra e non vedi la fine della tua pena, la testa può giocarti brutti scherzi. Anche se hai un riparo e del cibo per sfamarti, la mente continua a tornare al terrore dei bombardamenti, agli orrori vissuti. Sei salvo, ma hai ancora la guerra dentro. “Abbiamo avuto una paziente che non riusciva a sopportare il rumore degli aerei. Ogni volta che ne passava uno entrava nel panico e le tornavano in mente i momenti in cui l'esercito siriano ha bombardato la sua casa. Non riusciva a gestire la cosa. Adesso, dopo la terapia psichiatrica, le cose vanno meglio.” Quello che vedete è il campo profughi di Kawergosk, 7800 persone, quasi tutti curdi scappati dalla Siria a partire dal 2013, di cui circa 3800 minorenni, ma in totale in Iraq gli sfollati sono ancora un milione e mezzo, cui si aggiungono i 4 milioni di persone che erano scappati dall'Isis e ora hanno difficoltà a reinserirsi a casa propria, se la casa è ancora in piedi. La questione dei profughi, insieme a quella della ricostruzione e della riconciliazione, è uno dei lasciti principali delle guerre che si sono succedute in Siria e in Iraq negli ultimi 15 anni. Nonostante ci sia un'ampia parte di rifugiati che ancora dopo tanti anni vive accampata nelle tende, tra il fango, perché le loro nuove sistemazioni non sono ancora pronte, se lo paragoniamo con altri campi profughi in giro per il mondo, Kawergosk è un campo ben strutturato. Nel corso principale ci sono tanti negozi, un barbiere, un'estetista, un sarto, il ristorante e la pasticceria, oltre alla moschea e a una serie di pannelli solari che assicurano l'acqua calda. Molte case sono in mattoni e assieme a uno strutturato centro medico ci sono anche scuole di ogni ordine e grado per i bambini che sono nati e crescono qui, ma comunque, anche per chi sta meglio, la vita non assomiglia affatto a quella di prima e c'è chi non ce la fa e deve farsi aiutare. “Da quando sono arrivata qui con la mia famiglia sono entrata in depressione e non riesco a pensare al mio futuro. Vengo per parlare con gli psichiatri e loro mi aiutano.” “Ho due figli disabili che hanno bisogno di medicine molto care. Qui me le danno e mi aiutano, anche a livello psicologico.” “La salute mentale è importante per tutti, ma qui lo è ancora di più perché i profughi si sono dovuti lasciare tutto alle spalle, ormai anche da 6, 7 anni. Dobbiamo confrontarci con depressione, ansia, schizofrenia e con atteggiamenti aggressivi, soprattutto da parte dei bambini. Tutti qui devono ricostruire il proprio universo sociale e familiare e le cure psicologiche sono fondamentali.” Da Kawergosk arriva un piccola lezione a tutti noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case. L'esilio, la povertà, la fame, lo sconcerto di aver perso tutto non annullano l'anelito alla felicità degli uomini e delle donne. Quasi tutte le difficoltà, non direttamente materiali, sono superabili. Bisogna, però, riuscire a curarsi.

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