Al centro della riunione tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e i vertici della difesa e dell'intelligence, c'è il dossier Siria, sì perché l'avanzata dei ribelli jihadisti siriani ad Aleppo potrebbe avere implicazioni regionali. Uno scenario in esame riguarda lo spostamento di forze e armamenti da parte di Hezbollah dal Libano alla Siria, per rafforzare il regime di Bashar al-Assad. Un'altra preoccupazione è il potenziale trasferimento di armi da parte dell'Iran in Siria per supportare lo sforzo bellico. Queste armi potrebbero poi raggiungere il territorio libanese, dove Hezbollah potrebbe usarle per ricostruire le sue capacità militari, in un Libano dove la tregua tra i miliziani sciiti filo iraniani e Israele, in vigore dal 27 novembre, sembra reggere nonostante le forze di difesa israeliane abbiano colpito un sito strategico di Hezbollah nei pressi di Sidone, aperto il fuoco contro un'automobile nel sud del paese causando 3 feriti tra cui un bambino di 7 anni, lanciato un missile nei pressi di Marjayoun, uccidendo 2 persone, le prime vittime dall'inizio della tregua. Per il quarto giorno consecutivo vige il coprifuoco di 14 ore, che vieta ai cittadini libanesi di recarsi nei villaggi a sud del fiume Litani. Intanto i raid dell'aviazione israeliana si intensificano sul fronte palestinese, causando decine di morti tra cui tre operatori umanitari della ONG World Central Kitchen a Khan Younis nel sud della striscia di Gaza. Eppure qualcosa a livello diplomatico sembra muoversi con una delegazione di Hamas volata al Cairo per incontrare i funzionari egiziani, per riprendere i colloqui per un potenziale cessate il fuoco a Gaza.