Benny Gantz, ministro del gabinetto di guerra e leader centrista israeliano, parlerà sabato sera alla scadenza del termine del suo ultimatum al premier Benjamin Netanyahu. L'ex Capo di Stato Maggiore che il 18 maggio aveva dato tre settimane al leader del likud per delineare un piano per terminare la guerra a Gaza e per il futuro assetto politico della Striscia, un piano mai arrivato, potrebbe annunciare le proprie dimissioni togliendo di fatto l'appoggio al governo di unità nazionale. L'uscita di Gantz porterebbe il gabinetto di guerra a sciogliersi ma non avrebbe un impatto reale almeno momentaneamente sulla stabilità del governo perché Netanyahu potrebbe ancora contare sull'appoggio dell'estrema destra che potrebbe venire meno solo nel caso in cui il primo ministro dovesse accettare la proposta di accordo con Hamas formulata dagli Stati Uniti. Per ora, i negoziati sono in stallo perché nonostante il Qatar abbia minacciato di espellere il leader del Movimento islamista palestinese se non dovessero accettare il piano Biden, l'organizzazione terroristica insiste sulla necessità di un cessate il fuoco permanente all'interno della Striscia di Gaza, condizione respinta da Israele, per siglare una tregua. Così dopo otto mesi di guerra, i combattimenti all'interno della Striscia di Gaza, dove dal 7 ottobre sono morte quasi 37mila persone, non accennano a placarsi. E i raid dell'esercito israeliano mietono vittime in un'altra scuola dell'Agenzia delle Nazioni Uniti per i rifugiati palestinesi nel campo profughi di Shati nel nord dell'enclave. Un centro dove, a detta della IDF, i terroristi di Hamas operavano da un container. Le tensioni crescono anche nello Yemen dove gli Houthi, i ribelli filo-iraniani, arrestano nove dipendenti dell'ONU.























