L'obiettivo è quello di arginare lo scontro in atto tra Israele e Hezbollah e così facendo evitare l'allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente, le speranze di ottenere qualche risultato però sono flebili visti gli interessi divergenti e inconciliabili di entrambe le parti. Per quasi un anno e Israele ha portata avanti le operazioni militari a Gaza con il duplice scopo di distruggere Hamas e liberare gli ostaggi, ma il 16 ottobre ha aggiunto un nuovo obiettivo, garantire il ritorno di oltre 60mila israeliani, costretti ad abbandonare le proprie case nel nord del Paese a causa degli attacchi di Hezbollah dal Libano. Il Governo di Netanyahu ha rifiutato la proposta su un cessate il fuoco a Gaza, avanzata da Stati Uniti e Francia e sottoscritta da diversi Paesi europei e arabi e non intende fare marcia indietro in Libano. Anche gli uomini di Hassan Nasrallah non sono disposti ad accettare alcun cessate il fuoco in Libano finché non se ne farò una, Gaza mancano le garanzie per accettare una tregua soprattutto quella dell'ONU, come dimostra la mancata applicazione della risoluzione 1701, dal 2006 il contingente militare UNIFIL è nel sud del Libano per affiancare l'esercito libanese nelle operazioni di disarmo di Hezbollah. Disarmo che Israele richiede come contropartita per la fine delle sue operazioni militari sul territorio libanese, la risoluzione prevedeva inoltre la costruzione di una fascia di sicurezza a sud del fiume Litani, nel qual la missione, insieme all'esercito libanese, avrebbe esercitato un'azione cuscinetto per prevenire la ripresa delle ostilità. La richiesta di tregua perciò non sembra ora in grado di offrire nessuna contropartita affidabile, la tensione potrebbe diminuire così come i lanci di razzi se si riuscisse a trovare una tregua a Gaza, anche il leader palestinese Abu Mazen, ha chiesto la fine delle ostilità rivolgendosi all'assemblea generale dell'ONU. "Fermate questo crimine, fermatelo ora. Smettete di uccidere bambini e donne, fermate il genocidio".