In prossimità dell'ospedale di Shifa viene ritrovato il corpo senza vita di una donna israeliana di 65 anni, uno degli oltre 200 ostaggi israeliani ancora detenuti dentro Gaza. È il secondo ad essere confermato morto dall'inizio dell'offensiva di terra dopo Noa Marciano, soldato dell'esercito israeliano di 19 anni. La notizia arriva proprio nel giorno in cui la marcia delle famiglie degli ostaggi, da Tel Aviv a Gerusalemme, portava ai genitori della Marciano le proprie condoglianze. Le famiglie hanno lanciato parole infuocate contro il Primo Ministro israeliano, intimando al Governo di prendere le decisioni sulle trattative degli ostaggi, per il momento in stallo, insieme a loro. Nel giorno in cui l'esercito israeliano setaccia l'ospedale di Shifa, l'Idf pubblica un video mostrante l'ingresso di quello che l'esercito ha definito un tunnel di Hamas, in uno spazio aperto della struttura ospedaliera, e una macchina con numerose armi. L'esercito credo sia un veicolo coinvolto negli attacchi del 7 di ottobre. Un nuovo blackout delle telecomunicazioni a Gaza per assenza di carburante silenzia le voci dei dottori dei maggiori ospedali del Nord e del Centro della Striscia di Gaza. Pesanti bombardamenti ed evacuazioni forzate mettono a rischio la vita dei pazienti dimessi anzitempo, che in alcuni casi devono percorrere fino a 11 chilometri a piedi per raggiungere il Sud di Gaza. Il porto di Gaza, intanto, viene conquistato dall'esercito israeliano. Nel frattempo, un nuovo raid a Jenin da parte dell'Idf e un agguato armato rivendicato da Hamas contro un checkpoint in ingresso a Gerusalemme Est infiammano la Cisgiordania. Nell'agguato è morto un soldato israeliano. I tre assalitori palestinesi sono stati uccisi sul colpo, uno di loro era un figlio di un leader militare di Hamas che venne ucciso durante la seconda Intifada dalle forze israeliane, nel 2003. Un ennesimo ricordo che le radici di questa guerra vengono da molto lontano.