Dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina nel febbraio scorso, il suo predecessore Yair Lapid, ora leader dell'opposizione, aveva evitato qualsiasi contatto con le autorità russe. Eli Cohen, il nuovo Ministro degli Esteri del governo più a destra che Israele abbia mai avuto, ha fatto invece una scelta diversa, sentendo al telefono solo pochi giorni dopo il suo insediamento l'omologo russo Lavrov. Il cambio di Governo, questa virata verso l'estrema destra da parte di Israele, porterà anche a un cambio della politica estera relativa alla guerra in Ucraina? È probabile. La Russia, pur continuando ad avere una grande presenza militare nella vicina Siria, fino a questo momento ha chiuso un occhio sugli attacchi militari di Tel Aviv, sulle postazioni delle milizie sciite di Hezbollah e sui carichi di armi provenienti dall'Iran che, è bene ricordarlo, rimane tra i principali fornitori di droni kamikaze e missili balistici proprio della Russia. Ebbene se Mosca dovesse cambiare atteggiamento, Israele avrebbe molte difficoltà a gestire i suoi confini settentrionali. Ma la Russia si sta muovendo anche su altri fronti a livello diplomatico, in particolare sembra avere una contropartita sostanziosa da offrire alla Turchia: la proposta di Putin di costruire nella parte orientale del Paese un nuovo centro di smistamento degli idrocarburi diretti in Europa non ha certo lasciato indifferente il leader turco Erdoğan. Di fronte a una prospettiva come questa non è escluso che dopo essere assurto, fino a questo momento, a ruolo di principale mediatore nella guerra che sta insanguinando l'Est Europa, il suo baricentro geopolitico possa spostarsi verso Mosca.