Israele va verso il secondo lock down a causa dell'aumento del numero dei contagi giornalieri. Il Governo voterà domenica sulla proposta di un'apposita Commissione. Non mancano i Ministri contrari come è contraria parte della popolazione che da settimane protesta contro nuove restrizioni. In un primo momento il Paese aveva ben gestito l'epidemia di Coronavirus, contenendo l'infezione. La situazione oggi è cambiata. I casi quotidiani hanno superato i 4000 per due giorni di seguito, nonostante l'imposizione di un coprifuoco notturno in una quarantina di città. Su una popolazione di 9 milioni di abitanti i morti dall'inizio della pandemia sono più di 1000 e i contagi totali oltre 145000. Se l'esecutivo decidesse per una chiusura totale di due settimane, che arriverebbe proprio alla vigilia di una stagione di festività religiose e quindi di riunioni familiari, Israele sarebbe uno dei primi Paesi al mondo a imporre un secondo lock down. La misura avrebbe un costo. La banca centrale israeliana prevede infatti una contrazione dell'economia del 7% quest'anno, se la malattia continuasse a diffondersi. Nei territori palestinesi le autorità locali non sono meno preoccupate. A Gaza, in Cisgiordania e Gerusalemme est, dall'inizio dell'epidemia si calcolano 35000 infezioni e 215 decessi. Le Nazioni Unite temono la mancanza di forniture medico sanitarie soprattutto nella striscia di Gaza, dove infrastrutture e sistema sanitario sono oltremodo deboli. Qui in 365 chilometri quadrati vivono due milioni di palestinesi. Hamas, il movimento che controlla Gaza, ha imposto stretti lock down locali e controlli. Se in un primo momento il piccolo territorio costiero isolato su cui pesa un embargo israeliano ed egiziano era stato meno toccato dal virus, i casi giornalieri ora si avvicinano a 200.