Un mix letale di stupefacenti: è questa la prima ipotesi al vaglio degli inquirenti sulla morte di Alessio Picelli e Luca Nogaris gli italiani, originari di Rovigo, trovati senza vita nel loro appartamento in affitto a Long Island City nel Queens. I due, entrambi imprenditori e soci in affari, si trovavano negli Stati Uniti da circa un mese per lavorare a un progetto di ristrutturazione. Picelli, 48 anni, arredatore di interni e Nogaris, artigiano trentanovenne esperto di edilizia, vengono ritrovati di notte da un terzo collega, anche lui italiano, coinquilino dei due. Al suo arrivo Picelli è già morto. Nogaris invece è in coma. Inutile ogni tentativo di rianimarlo. È proprio l'amico a chiamare la Polizia di New York. Poi la notizia viene comunicata dal Consolato Italiano al Comando dei Carabinieri di Rovigo. Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni in casa, un seminterrato con due stanze, gli agenti non trovano segni di violenza. Nulla che possa far pensare a un delitto. Accanto ai corpi la polizia trova materiale utile per l'assunzione di droga. Da qui la pista dell'overdose. Ma sarà l'autopsia, disposta per entrambi dalla Procura Distrettuale, a chiarire le cause del decesso. Il Consolato Generale d'Italia a New York, fa sapere la Farnesina, resta in costante contatto con le autorità locali affinché sia fatta piena luce sulla morte dei due italiani e continuerà a prestare ogni possibile assistenza alle famiglie. Alessio Picelli lascia una moglie, Luca Nogaris tre bambini.























