E' uno Squalo Tigre di oltre due metri la specie che ha attaccato mortalmente Gianluca Di Gioia e che ha ferito Giuseppe Fappani, il secondo turista intervenuto per soccorrere il connazionale nelle acque di Marsa Alam nel Mar Rosso. Questa l'unica certezza finora nell'inchiesta sulla morte del 48 enne originario di Roma e residente in Francia dove lavorava per l'Ente Dplomatico dell'Unione Europea, aggredito mentre faceva snorkeling il 29 dicembre. Ancora pochi invece i dettagli sulla dinamica dell'attacco e sull'intervento dei soccorsi. La Procura di Qusier in Egitto ha aperto un'inchiesta coordinata dal Ministero dell'Ambiente. Da chiarire soprattutto la posizione esatta in cui Di Gioia stava nuotando. In un primo momento le autorità egiziane hanno fatto sapere che i due turisti italiani si trovavano in acque profonde, a una cinquantina di metri dalla banchina, vale a dire in una zona in cui non è consentito nuotare. Su questo punto i familiari del sopravvissuto sollevano dubbi. I due italiani si erano conosciuti da poco tra le spiagge del villaggio turistico secondo quanto ricostruito dai familiari di Fappani, ferito in modo non grave dallo squalo, lui e la moglie avrebbero sentito le grida di un uomo senza accorgersi dell'animale il 69enne originario di Cremona si sarebbe quindi gettato in acqua per soccorrere il connazionale pensando a un malore. Solo a questo punto trascinato sott'acqua avrebbe realizzato quanto stava succedendo. L'ambasciata italiana al Cairo sta prestando assistenza alla famiglia della vittima e al ferito. Gli attacchi di squali nel Mar Rosso non sono frequenti negli ultimi 10 anni ci sono state quattro morti confermate per aggressioni simili tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti anche la possibilità che lo squalo si sia spinto oltre le acque profonde solitamente frequentate perché attratto dagli scarti gettati in mare da alcuni pescherecci.