Il vertice del prossimo 25 marzo a Roma non solo celebrerà il sessantesimo anniversario della nascita dell’Unione europea ma, secondo Jean-Claude Juncker, segnerà anche la nascita di fatto dell’Europa a 27, senza la Gran Bretagna. “È il momento di chiedersi quo vadis (dove vai)”, dice il Presidente della Commissione, presentando un libro bianco sul futuro di una Unione oggi in profonda crisi. Un documento che rappresenta la base per una discussione aperta tra Bruxelles, i Governi nazionali e i cittadini, per decidere insieme, da qui alle elezioni del 2019, quale strada prendere e, insomma, cosa vuol fare da grande l’Europa. Cinque gli scenari possibili. Il primo, andare avanti così. Il secondo, ridurre l’Unione a un solo mercato unico. Terza ipotesi, proseguire a più velocità, con gruppi di Paesi che progrediscono insieme in determinati settori. Quarta, concentrarsi su un numero ristretto di tematiche. Oppure, quinto scenario, condividere ancora più poteri, risorse e decisioni, facendo insomma un passo ulteriore verso una sorta di Stati Uniti d’Europa. Delle cinque possibilità l’unica apertamente criticata da Juncker è quella che riduce tutto a un semplice mercato unico. Per il resto, il numero uno della Commissione decide di non sbilanciarsi: “Non sono un dittatore. Voglio ascoltare prima di parlare”, dice in un duro intervento di fronte al Parlamento europeo, in cui invita a smetterla di addossare tutte le colpe a Bruxelles per mascherare le insufficienze nazionali. “Il libro bianco è una buona base di discussione. Adesso gli Stati membri chiariscano cosa vogliono”, commenta il Capogruppo dei Popolari Manfred Weber. Più critico, invece, il giudizio del socialista Gianni Pittella, deluso dalla scelta della Commissione di presentare cinque opzioni, senza adottare una precisa scelta politica.