Sono queste le prime immagini che arrivano della strage. Distretto 13esimo di Kabul, dove abita la minoranza Hazara, l'accademia piena di adolescenti, molte sono ragazze che non possono frequentare le scuole superiori ma che, per una delle tante incomprensibili regole imposte dai talebani, possono ancora andare all'università. Tante adolescenti che dunque si presentano all'alba all'istituto Kaj, per poter accedere agli esami di maturità e quindi agli studi superiori. Insieme ai loro colleghi maschi sono almeno 150 le persone presenti nell'aula magna quando c'è l'esplosione. Bambini ed adolescenti non sono e non devono mai essere l'obiettivo della violenza, afferma l'UNICEF, condannando quanto è accaduto anche in queste ore in Afghanistan, ma sono proprio loro le prime vittime dirette ed indirette dell'instabilità in cui sopravvive un paese allo stremo. I giovani morti dell'attacco alla scuola sono decine, ancora di più i feriti, la maggioranza delle vittime sarebbero ragazze. Ho visto genitori, parenti degli studenti urlare e correre avanti e indietro per cercare aiuto e per ritrovare i propri figli, racconta una testimone, mentre con un messaggio il portavoce del governo talebano afferma che l'emirato islamico considera un crimine grave l'attacco al centro di formazione Kaj, aggiungendo che misure importanti saranno prese per scovare e punire i responsabili. C'è chi indica nell'ISIS il mandante non solo di questo, ma anche di tanti altri attentati che raramente arrivano sotto i riflettori della stampa internazionale, perché in Afghanistan la guerra non è mai finita. Il fronte della resistenza di Ahmad Massoud, tenta ancora una disperata posizione armata al nuovo potere nel nord del paese, ma c'è anche lo Stato Islamico che gareggia in ferocia con i talebani per contrastarne il dominio.