La polveriera balcanica torna a far tremare l'Europa. 15 anni dopo la dichiarazione d'indipendenza il Kosovo, dove l'etnia prevalente è albanese, continua a essere centro di forti tensioni. Il Presidente francese Macron e il Cancelliere tedesco Scholz hanno lanciato un appello per nuove elezioni nei quattro comuni del nord del Kosovo teatro dello scontro con i serbi kosovari che in quelle zone rappresentano la maggioranza della popolazione. Al termine di un incontro a quattro con i Presidenti di Kosovo e Serbia, a Chisinau, Macron ha dichiarato: "Abbiamo chiesto a entrambe le parti di organizzare al più presto nuove elezioni con la partecipazione dei serbi". L'ultima escalation di lunedì, quando sono esplosi violenti scontri nel nord tra manifestanti di etnia serba e polizia, ha le sue radici nelle elezioni locali del 23 aprile quando sono andati al voto 4 comuni settentrionali. Gli elettori serbi hanno però boicottato le urne consentendo ai rappresentanti albanesi di assumere il controllo dei consigli locali. In occasione dell'insediamento dei sindaci albanesi i cittadini di etnia serba sono scesi in piazza chiedendo il loro ritiro come pure delle forze speciali della polizia kosovara inviate sul posto. I nazionalisti serbi più radicali hanno provato ad irrompere nei comuni dei sindaci contestati. Le forze di interposizione NATO della missione KFOR sono intervenute per sedare gli scontri: 30 militari sono rimasti feriti, di cui 11 italiani. I serbi kosovari non hanno mai accettato la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo dalla Serbia del 2008 riconosciuta da Unione Europea e Stati Uniti ma non dalla Russia e considerano Belgrado la propria capitale. In arrivo nella regione altri 700 soldati della KFOR, la forza NATO in Kosovo.