Con il rinvio di un mese, il divieto di utilizzo dei documenti serbi, targhe automobilistiche e carte d'identità nelle regioni del nord del Kosovo a maggioranza serba, si spera possano distendersi gli animi, riaccesi nelle ultime ore con le barricate stradali, al momento smantellate, e le proteste per ora placate della comunità serba in Kosovo. Una disputa che ha riacceso le tensioni tra Pristina e Belgrado, che non riconosce l'indipendenza del Kosovo. Se la Serbia sarà minacciata ne uscirà vittoriosa, aveva commentato il presidente serbo Vucic in TV, poco dopo l'inizio delle proteste. Una situazione seguita da vicino dalla missione NATO pronta, ha fatto sapere, ad intervenire se la stabilità è messa in pericolo. Invita alla calma e a non portare avanti azioni unilaterali l'Unione Europea, la soluzione deve arrivare con il dialogo, esorta Bruxelles, un dialogo che può essere facilitato dall'Unione Europea. A fare un appello alla calma è l'ONU, che segue con preoccupazione quanto sta accadendo nel Kosovo settentrionale. E a guardare con attenzione a cosa accade nei Balcani, è anche la Russia che avverte: tutti i diritti dei serbi in Kosovo devono essere rispettati, i Paesi che lo hanno riconosciuto dovrebbero usare tutta la loro influenza per avvertire le autorità di Pristina contro procedure pensate male, che possono aumentare le tensioni nella regione, ha dichiarato il portavoce del presidente russo Putin, Dmitry Peskov, sosteniamo la Serbia nella sua posizione pacifica e costruttiva, poi ha aggiunto.