Tania vive in Svizzera. È emigrata con la sua famiglia quando aveva 7 anni e la guerra era appena scoppiata. Lì ha conosciuto Slobodan, che come lei arriva da questa piccola cittadina al centro del Kosovo, Gracanica, dove hanno scelto di sposarsi e dove tornano ogni anno con il loro bambino, per fargli conoscere le proprie origini. Gracanica, paesino ad est di Pristina, è uno dei centri, abitato per più dell'85% da serbi. A 10 km dalla capitale del Kosovo, la prima cosa che si nota entrando in città, sono le bandiere della Serbia, i monumenti, le scritte in cirillico, le immagini delle istituzioni serbe sui palazzi. Poco più di 10mila abitanti, è qui che alla fine degli anni '90, sono venuti a vivere i serbi che hanno lasciato Pristina e le città vicine. "È veramente difficile vivere così", ci racconta ancora Tania. Qui la lingua parlata è il serbo, l'ospedale è stato finanziato dalle istituzioni serbe e anche qui sono diverse le auto che incontriamo, con la targa coperta per protesta. Non è l'unica comunità lontana dai confini con la Serbia, sono diverse le cittadine a maggioranza serba anche andando verso sud. A Strpce, piccolo comune di montagna a pochi chilometri di distanza dal confine con la Macedonia, vive la più grande comunità a sud del Kosovo. "Non abbiamo molti problemi, ma preoccupa quello che accade a Nord di Mitrovica", ci spiega Elena. Lavora in un ristorante di proprietà albanese e sta cercando anche di imparare la lingua per comunicare meglio. Da Sud si guarda a Nord, a quello che accade al confine e a Bruxelles, all'incontro che si terrà il 18 agosto tra il Presidente della Serbia Vucic e il Premier kosovaro Kurti. Il timore è che possa inasprirsi un conflitto mai davvero sopito.























