"California è uno degli Stati più grandi degli Stati Uniti e quindi tutti poi magari ci seguono quando creiamo delle politiche". A dirlo e Brian Brokaw consigliere del governatore della California Gavin Newsom che di recente ha approvato tre leggi per contrastare l'utilizzo dei deepfake in politica, contenuti manipolati con l'intelligenza artificiale per far sembrare che un politico abbia detto o fatto qualcosa che in realtà non è mai accaduto. Le leggi vietano la condivisione consapevole di deepfake elettorali, obbligano a segnalare l'uso di deepfake nelle pubblicità politiche e impongono ai social media di etichettarli o rimuoverli entro 72 ore dalla segnalazione. Leggi che si applicano solo nei periodi elettorali e solo quando si ritiene che il deepfake possa confondere gli elettori lasciando la porta aperta ai video parodia. Difficile però stabilire una linea di confine netta tra un video ingannevole e un video satirico. Qualche settimana fa un audio deepfake condiviso da Elon Musk in cui la candidata alle presidenziali Kamala Harris sembrava prendere in giro Joe Biden aveva sollevato molte critiche. E non è un caso che tra le voci più rumorose contro le leggi ci sia proprio quella dell'imprenditore americano che si appella all'inviolabilità del primo emendamento della Costituzione che tutela la libertà di parola. Ma la sensibilità del paese, secondo alcuni osservatori, starebbe cambiando. "Qualche anno fa qualsiasi tentativo di regolazione come quello della California sarebbe stato considerato in contrasto dal punto di vista costituzionale col primo emendamento. Adesso vedremo se la Corte Suprema interverrà. Ma a mio avviso la Corte Suprema è molto più cauta perché si è resa conto che il fatto di non potere minimamente legiferare in materia di disinformazione crea un grande problema democratico". Ma il problema della regolamentazione dei deepfake politici è una questione globale. In India, dove la tecnologia è stata usata per tradurre discorsi elettorali, il governo è stato criticato per leggi censorie contro i rivali politici. In Argentina i candidati hanno creato manifesti elettorali satirici con l'AI, mentre nelle elezioni europee alcuni partiti hanno usato immagini generate con l'AI sui social media. La sfida per le democrazie è bilanciare la libertà di espressione con il diritto dei cittadini a non essere ingannati. Resta da vedere se le regolamentazioni riusciranno a garantire trasparenza vista anche la rapida evoluzione tecnologica.