La sua fotografia è la fotografia della zona grigia delle indagini. La sua fotografia postata sui social, bella, diciottenne, in abito da sera scollato e con spacco ad una festa per studenti, è la fotografia del prima, mentre il dopo, con versione radicalizzazione, è terreno degli inquirenti. Teegan, al padre ha detto no: no all’Islam, no al burqa. A differenza della sorella maggiore Andi, entrambe figlie di primo letto, non ha seguito il genitore su una strada che non sentiva sua. La sua ribellione è notizia, perché quel genitore è Khalid Massood, il killer di Westminster, l’uomo su cui ora si interroga tutta la Gran Bretagna. La sua ribellione racconta di rapporti familiari difficili, scelte non condivise, probabilmente improvvise, certamente radicali. Intanto, a cinque giorni dall’attentato davanti al Parlamento, i fiori aumentano e i cancelli del Palazzo ora sono aperti di nuovo. Ma circostanze e complicità non sono molto più chiare. Nonostante un nuovo arresto, un trentenne di Birmingham, e con lui sono solo due le persone ancora in carcere, mentre aumentano le pressioni su Whatsapp ovvero Facebook, affinché consenta agli inquirenti libero accesso alle chat dell’uomo, soprattutto a quei messaggi inviati pochi minuti prima di lanciare la sua macchina contro i pedoni sul ponte. “Forse non sapremo mai esattamente cosa sia successo o perché lo abbia fatto”, aveva detto nel weekend Scotland Yard. Le indagini privilegiano la pista di un lupo solitario in un’azione non progettata dallo Stato islamico. Certo Massood era entrato nel radar dell’MI5, probabilmente nel 2010, quando per un breve periodo entrò in contatto con un gruppo islamista messo al bando. Ma in una posizione talmente marginale che il suo nome venne anche rimosso dall’elenco dei soggetti a rischio, in vista delle Olimpiadi del 2012. Rimase sconosciuto ai più. Almeno, fino a mercoledì.