In Francia una legge del 2004 vieta qualsiasi segno religioso nelle scuole pubbliche, ma le violazioni sono aumentate, in particolare dall'omicidio del professore Samuel Paty nel 2020, decapitato per aver mostrato alcune caricature di Maometto durante una lezione sulla libertà di espressione. E cresce anche il numero di studenti che indossano abaya o kami in classe. Sono abiti che coprono il corpo interamente, spesso associati alla tradizione islamica. Dovrebbero essere vietati anch'essi nel rispetto della laicità? Il dibattito è aperto anche perché non tutti sono d'accordo nel considerarli simboli religiosi. Il fenomeno aumenta, riconosce il Ministero dell'Educazione, ma la legge del 2004 non elenca gli indumenti religiosi vietati o meno e fintanto che la abaya e il Kami restano in una zona grigia spetta a professori e presidi la possibilità di vietarli nei singoli istituti. Questo è il punto di vista maggioritario ma c'è anche chi la pensa diversamente, come leader de La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon che a inizio giugno ha detto che i problemi della scuola sono altri, in Francia, come la mancanza di professori. E che indossare l'abaya sarebbe una scelta di abbigliamento al pari di una qualsiasi camicia a fiori. Un'opposizione minoritaria nel mondo della scuola. Secondo un sondaggio dello scorso dicembre il 68% degli insegnanti è a favore del divieto dell'abaya. Solo il 15% lo considera un abito culturale non religioso. Mentre il 17% non ha un'opinione a riguardo. Una proposta di legge dello scorso febbraio suggeriva l'uniforme scolastica obbligatoria per tutte le scuole pubbliche, come soluzione, ma il Ministero dell'Educazione si è detto contrario a un'imposizione nazionale rimandando la decisione ai singoli istituti.























