Cina, Iran, Arabia Saudita, Siria, Egitto. Sono gli stati nel mondo con il maggior numero di esecuzioni capitali. Si celebra il 10 ottobre la ventesima giornata mondiale contro la pena di morte, un'occasione per le organizzazioni abolizioniste e gli attivisti di tutto il mondo per attirare l'attenzione su quanto accade in più di 50 paesi dove è prevista la pena di morte. 56 gli stati dove la pena capitale è ancora in vigore, molti di meno quelli dove di fatto si esegue secondo gli ultimi dati diffusi da Amnesty International. 111 gli stati che hanno abolito la pena capitale, 25 gli stati abolizionisti de facto. Paesi dove non si registrano esecuzioni da almeno 10 anni o che hanno assunto l'impegno a non eseguire condanne a morte. In tutto, nel mondo, 143 stati hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica. Numeri diversi per ogni paese dove è in vigore la pena capitale. Oltre 400 le esecuzioni registrate solo in Iran dall'inizio del 2022. Tra i giustiziati due minorenni e 12 donne. Numeri che in diversi casi è difficile verificare, come in alcuni paesi asiatici e mediorientali, "dove la cifra potrebbe essere più elevata di quella accertata" denunciano le associazioni. Diversamente da ciò che accade negli Stati Uniti, dove i dati sulle esecuzioni nei 27 stati e due legislazioni federali dove è prevista la pena capitale, sono reperibili e trasparenti. "No alla pena di morte" è lo slogan che da decenni accompagna le battaglie di attivisti o ONG. Più di 150 le organizzazioni che dal 2002 animano la coalizione mondiale contro la pena di morte, la cui unica richiesta è arrivare all'abolizione totale delle esecuzioni nel mondo.