Un colloquio definito cordiale dalla Santa Sede ma denso di urgenze, quella di soccorrere la popolazione civile di Gaza e di rilanciare con forza la prospettiva dei due stati come unica via per una pace duratura. La visita arriva nel decimo anniversario dell'accordo tra la Santa Sede e l'Autorità nazionale palestinese, firmato nel 2015 sotto il pontificato di Papa Francesco, che per primo aveva riconosciuto ufficialmente lo Stato palestinese. Sul tavolo anche la fragile tregua nella striscia e la situazione in Cisgiordania, dove ha detto il pontefice, serve lavorare insieme per la giustizia e per tutti i popoli. Un messaggio che si inserisce nella continuità del dialogo tra il Vaticano e la leadership palestinese. Iniziato con Francesco e proseguito poi con Leone. Poche ore prima dell'udienza Abu Mazen è atterrato a Roma ad accoglierlo, misure di sicurezza rafforzate attorno al Vaticano, come per ogni visita di Stato. Ma il momento più intenso è arrivato nel pomeriggio lontano dai riflettori alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Qui il Presidente della ANP ha voluto rendere omaggio alla tomba di Francesco, depositando un mazzo di fiori bianchi. "Io quando vengo qui in Italia visito prima il Santo Padre, visito governo italiano. Questa volta sono venuto a visitare Papa Francesco perché non posso dimenticare cosa ha fatto Papa Francesco per il popolo palestinese e non posso dimenticare che lui ha riconosciuto la Palestina senza domandarlo". Un gesto di memoria e gratitudine nel segno di un'amicizia che volte la diplomazia che ancora oggi continua a parlare di pace.























