Un arsenale in una stanza d’albergo, un blocco di appunti e un cadavere steso a terra, accanto a un fucile svelano solo alcuni dettagli di un complesso profilo criminale. Di certo, Steven Paddock, finora insospettabile pensionato benestante, aveva organizzato la strage nei minimi dettagli ed era certamente molto esperto di armi. Si era preoccupato di manometterne dodici, dotandole di un dispositivo che consentisse di renderle automatiche, per accertarsi di sparare centinaia di colpi al minuto. Aveva perfino nascosto alcune videocamere fuori dalla porta per controllare l’arrivo della polizia. Ma per capire chi fosse Steven Paddock, il killer che ha compiuto la strage più sanguinosa di cui gli Stati Uniti abbiano memoria, occorre scavare anche nella sua vita privata. Un’esistenza relativamente tranquilla: 64 anni, due matrimoni falliti alle spalle e qualche macchia. Solo fino a oggi, apparentemente trascurabile, come il passato di suo padre, rapinatore seriale di banche, per anni nella lista dei ricercati dell’FBI, schedato come psicopatico con tendenze suicide. Anche questo ha un peso in queste ore, durante le quali ogni dettaglio viene riletto e assume inquietanti connotazioni. Emerge adesso anche un presunto abuso di valium, svelato da una recente prescrizione medica, e una malata passione per il gioco d’azzardo. Con la nuova compagna, spesso frequentava i casinò di Las Vegas, ed è proprio sulla donna che si concentra ora l’attenzione degli investigatori, convinti che sia lei l’unica a custodire il segreto del killer.