Occhi puntati su Naqura, nel Sud del Libano, dove la delegazione libanese e quella israeliana, sedute in due stanze separate della base UNIFIL delle Nazioni Unite, hanno ratificato l'accordo sulla demarcazione dei confini marittimi e lo sfruttamento delle risorse energetiche nel Mediterraneo Orientale, grazie alla mediazione statunitense. L'accordo rappresenta una svolta, un passo in avanti per mettere fine a una disputa ultradecennale tra due Paesi ancora formalmente in guerra, su un braccio di mare di oltre 860 chilometri quadrati e due giacimenti di gas naturale: Carisch e Cana. Il primo sarà sfruttato da Israele, mentre il secondo, ancora inesplorato, in parte in acque israeliane, sarà dato in concessione da Beirut, alla francese Total. Tel Aviv riceverà una parte dei proventi. Un'intesa, che secondo il Premier israeliano Yair Lapid, in piena campagna elettorale per le legislative del 1° novembre, costituisce un riconoscimento dello Stato ebraico da parte di Beirut. La pensa diversamente il Presidente della Repubblica libanese Michel Aoun, che ha subito puntualizzato, come l'accordo, abbia una valenza puramente tecnica. Un patto che potrebbe servire a risollevare il Paese dei Cedri anche dalla sua peggior crisi economica di sempre.























