È stato recuperato intatto il corpo di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, tra le materie del bunker sotterraneo in cui si trovava venerdì pomeriggio, quando il più potente bombardamento israeliano ha raso al suolo sei palazzi residenziali a Dahieh, roccaforte della milizia-partito filoiraniana. Per lo stato ebraico Nasrallah sarebbe morto per soffocamento a causa dei gas tossici delle esplosioni, che sarebbero entrati nella stanza in cui si trovava insieme ad altri membri di alto rango del partito di Dio. Dopo la sua morte, un successo esemplare per Israele, l'aviazione israeliana continua a colpire la periferia sud di Beirut, provando ad eliminare, domenica pomeriggio, probabilmente senza successo, Abu Ali Rida, capo dell'unità Badr del gruppo, responsabile della seconda linea di difesa nel Libano meridionale, l'ultimo comandante militare anziano di Hezbollah rimasto in vita. Ma Israele sembra avere anche altri obiettivi, puntando alla Siria e soprattutto allo Yemen. Decine di aerei colpiscono le aree di Ras Issa e Hodeidah, punti strategici usati dagli Houthi, i ribelli sciiti devoti agli Ayatollah, per importare petrolio e per il trasferimento di armi e forniture militari iraniane. Attacchi condannati da Teheran, che sono una risposta, a detta dell'IDF, ai missili lanciati dagli Houthi verso Tel Aviv negli ultimi giorni e che sembrano portare all'apertura di quattro fronti contemporanei: Gaza, Libano, Siria e Yemen, sia pur con differenti strategie. Così le truppe dello stato ebraico sono schierate al nord, pronte per una potenziale incursione di terra nel sud del Libano. Obiettivo, spingere i miliziani di Hezbollah a nord del fiume Litani, come stabilito dalla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, fermare così gli attacchi iniziati l'8 ottobre e permettere il ritorno di oltre 60 mila residenti nell'alta Galilea.