Ci risiamo, la polizia americana colpisce ancora. Stavolta a sud di Los Angeles. In pieno giorno. Una pattuglia interviene per un'anomala segnalazione di accoltellamento: un uomo in sedia a rotelle si sarebbe scagliato, senza motivo, armato di un coltellaccio da macellaio su un passante ferendolo gravemente. Poi è fuggito. Gli agenti lo trovano, è un afroamericano, Anthony Lowe, 36 anni, brandisce una lama da 30 cm ed è visibilmente fuori di sé. La scena è ripresa da un telefonino. Gli agenti gli intimano di gettare l'arma, cercano di fermarlo due volte con la pistola elettrica, poi estraggono quella vera. Lowe, che ha perso entrambi gli arti inferiori in un alterco con altri poliziotti lo scorso anno, non sembra un pericolo, ma non obbedisce, anzi, salta giù dalla sedia a rotelle e cerca di allontanarsi come può. Arrivano altri agenti, le autopattuglie nascondono alla vista cosa accade poi. Gli sparano 10 colpi al torace, muore sul colpo. I due poliziotti, uno di colore, vengono sospesi, una investigazione è in corso. Una cosa è chiara però da tempo, negli Stati Uniti se sei un nero e la polizia ti ferma hai il doppio di probabilità di essere ucciso rispetto a un bianco. Una riforma la chiedono, tra le lacrime a Memphis, i genitori di Tyre Nichols, il 29enne afroamericano ammazzato di botte da 5 poliziotti, anch'essi di colore, dopo un fermo per guida spericolata. Ai funerali, accanto ai leader del movimento per le vite dei neri, c'era anche la vicepresidente degli Stati Uniti. Nessun bianco da combattere, stavolta, solo uomini in divisa blu sul banco degli imputati.