Non si è fermata colei che considera come una minaccia la sicurezza nazionale, ma ha denunciato anche il marito, il deputato dell’opposizione Germàn Ferrer, fuggito con lei in Colombia, pochi giorni fa. Nicolas Maduro, probabilmente si sente stretto in un angolo, visto che chiede aiuto al Papa contro quella che considera la minaccia militare degli Stati Uniti, ed annuncia anche un mandato di cattura internazionale per Luisa Ortega Diaz, l’ex procuratrice generale del Paese sudamericano, attesa oggi in Brasile. Qui il magistrato incontrerà altri procuratori del continente per mostrare al mondo le prove che a suo parere accusano il presidente venezuelano e il suo staff di corruzione. Per questo motivo Maduro risponde attaccando su tutti i fronti e parlando della Ortega Díaz come di una traditrice, accusandola, inoltre, di frequentare quella che definisce l’oligarchia colombiana ai golpisti brasiliani: “spero che questi delinquenti siano consegnati alla giustizia del Venezuela”, tuona Maduro, puntando il dito contro l’opposizione interna, Donald Trump, il presidente colombiano Juan Manuel Santos quello argentino, Mauricio Macri, e la sinistra sudamericana tutta, colpevole, a suo avviso, di voler rovesciare il Governo venezuelano. Le dichiarazioni di Maduro confermano dunque che nonostante le pesanti critiche interne, le proteste in strada e tanti morti tra manifestanti causati dalla repressione della sua polizia, il leader non cede: “che il Papa ci aiuti nel dialogo rispettoso a far emergere la verità e che ci aiuti ad impedire che Trump lanci le sue truppe e invada il Venezuela”, chiede Maduro, tornando infine a riferirsi anche a quell’alleanza profonda con il Cremlino, che lega Mosca a Caracas: “presto andrò in Russia”, annuncia dunque, “perché la Russia appoggia in pieno il Venezuela”. Con tanti saluti a Trump.