Sempre caotica la situazione politica in Mali dopo il colpo di stato, l'ennesimo, messo a segno dai militari che si sono ammutinati. La rivolta ha portato all'arresto del presidente Keïta, costretto alle dimissioni, e del premier Cissé. I due sono stati trasportati all'interno di macchine blindate verso il campo militare di Kati alla periferia della capitale, dove martedì era iniziato l'ammutinamento. Tutto questo mentre centinaia di manifestanti acclamavano il convoglio con spari celebrativi, suono di clacson e delle vuvuzelas. Una folla enorme si è riversata nella piazza centrale di Bamako, per mesi teatro di proteste anti governative. I militari hanno preso il potere e sono comparsi in TV alle 4 di mattina, dicendo di voler porre fine al caos, all'anarchia, all'insicurezza causata dal precedente governo, accusato di clientelismo politico e gestione familiare degli affari. Visitando i ribelli hanno promesso una transizione politica e civile che porti a elezioni generali entro un tempo ragionevole. Immediata la condanna da parte dell'ONU, che ha riunito il consiglio di sicurezza da parte dell'Unione Africana e dell'Unione Europea, che chiedono l'immediata liberazione di tutti gli esponenti politici arrestati. L'Unione Europea ha definito inaccettabile qualsiasi cambiamento anticostituzionale e così la Cina, che chiede una risoluzione pacifica della crisi. Giovedì è prevista una video conferenza dei capi di stato della comunità degli Stati dell'Africa occidentale.