Le voci delle donne ucraine, i loro respiri e le ninna nanne che accompagnano il sonno dei bambini. Si entra così al teatro Parenti di Milano, attraversando quello che il sonno lo toglie: sapere che c'è un popolo aggredito. "Il mio lavoro è quello di giornalista e quindi il lavoro è quello di raccontare che cosa sta succedendo, raccontare quali sono davvero le parti in causa, quali sono le situazioni sul campo e capire anche che c'è un aggredito e un aggressore. Ci sono le vittime, ci sono i carnefici. Non possiamo fare dei distinguo in questi casi." Le bandiere dell'Europa e dell'Ucraina, incorniciano un palco dove si alternano analisi, testimonianze, brani, poesie e violini. Dolore, coraggio, speranza e una sorpresa che arriva dalla giovane democrazia, la resistenza e la difesa della propria terra. "È la resistenza ucraina il vero dato nuovo. La vera eccezione nella storia europea, che merita, secondo me, una riflessione e ha a che vedere con il forte legame di questo Paese, di questa popolazione di 40 milioni di anime, con una giovane democrazia, che ha solamente 30 anni, è nata 30 anni fa. Però evidentemente, un periodo così breve, l'Ucraina si è innamorata di questa democrazia, l'ha condivisa." Ancora dolore, ancora coraggio e ancora speranze e un interrogativo: perché Putin fa tutto questo? "Due sono gli aspetti. Uno è l'apparente mancanza di motivazioni. Non capisco Putin che voglia, dove voglia arrivare. L'altro, la sorpresa di una resistenza da parte degli ucraini, che nessuno si aspettava, non se l'aspettavano nemmeno i russi, il che spiega lo strano andamento di questa guerra.".























