Le forze di difesa israeliane hanno ucciso Adel Mesmah, l'uomo a capo della Nukhba, la principale unità di combattimento all'interno delle Brigate Izz al-Din al-Qassam, il braccio armato di Hamas, che ha guidato gli attacchi del 7 ottobre nei principali kibbutzim israeliani. Mentre l'esercito con la stella di David irrompe in un centro di controllo e comando di Hamas e della Jihad islamica a Shejaiyeh, quartiere a est di Gaza City, le forze di terra avanzano verso sud dove però sono in arrivo oltre 100mila sfollati gazawi. Con il 70% delle case danneggiate o distrutte dagli attacchi aerei israeliani, trovare un posto sicuro all'interno della Striscia di Gaza è diventato difficile se non impossibile. E circa il 40% della popolazione è a rischio carestia. Nonostante gli sforzi della diplomazia internazionale una tregua sembrerebbe ancora lontana. Sul tavolo dei negoziati il rilascio di circa 40 ostaggi israeliani in cambio di diverse centinaia di prigionieri palestinesi in una tregua di alcune settimane nella striscia di Gaza. Ma Hamas sembra rifiutare qualsiasi tipo di accordo. "Nessuna trattativa prima della completa cessazione dei combattimenti", avverte il gruppo terrorista Hamas. E per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, la pressione militare è l'unico modo per riportare a casa gli oltre 100 ostaggi israeliani. "La guerra", afferma il portavoce dell'Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, "andrà avanti per tutto il 2024." In questo clima di tensione preoccupa anche un potenziale allargamento del conflitto. A nord, al confine con il Libano dove è atteso l'inviato speciale degli Stati Uniti Amos Hochstein per mediare una tregua tra Hezbollah e Israele e il movimento sciita libanese alleato dell'Iran si dice pronto ad attaccare Israele con più forza se l'offensiva militare all'interno della Striscia di Gaza non dovesse placarsi. Dello stesso avviso gli Houti, gruppo sciita filo-iraniano dello Yemen, che continuano ad attaccare le navi commerciali che transitano nel Mar Rosso, punto strategico del traffico marittimo internazionale. Le unità Usa che proteggono queste acque hanno reagito all'ultimo atto di pirateria da parte dei filo iraniani, distruggendo tre imbarcazioni che avevano tentato di assaltare un cargo, in un difficile gioco di equilibrio dove colpiscono ma cercano allo stesso tempo di evitare un’escalation del conflitto.