È definito come un assalto finale, ma l'offensiva israeliana a Gaza non si concluderà qui. A Khan Younis, considerata roccaforte di Hamas nel Sud della Striscia, l'IDF ha circondato l'abitazione del suo leader e mente degli attentati del 7 ottobre: Yahya Sinwar, con il Premier israeliano Benjamin Netanyahu che annuncia: anche se non è lì, è solo questione di tempo prima che lo prendiamo. Dell'uomo conosciuto come "il macellaio di Khan Younis", per ora non sembra esserci traccia, mentre salgono le perdite tra i militari israeliani, ormai quasi un centinaio. Sul fronte opposto sono 16mila i palestinesi morti, in gran parte civili, di cui 5.600 bambini. L'Organizzazione Mondiale della Sanità lancia un nuovo allarme, il sistema sanitario di Gaza è in ginocchio e vicino al collasso, sostenendo anche l'appello per il cessate il fuoco del Segretario Generale dell'ONU Guterres, che ha chiesto l'intervento del Consiglio di Sicurezza, appellandosi all'articolo 99, strumento diplomatico più potente che ha a disposizione per portare all'attenzione le minacce ritenute, a suo avviso, contrarie al mantenimento della sicurezza internazionale. Intanto sono sempre più numerose le persone in attesa al valico di Rafah per tentare la fuga, da quella che l'ONU ha definito una situazione apocalittica. Ma mentre l'esercito israeliano avanza nel campo profughi di Jabalia, considerato uno dei principali avamposti di Hamas nell'area, anche Rafah è sotto attacco. Una bomba ha colpito quell'appartamento che era di mio fratello, racconta quest'uomo, residente proprio a Rafah, mentre 20 persone sono state uccise, la maggior parte erano donne e bambini.
