Il Ministro israeliano della Difesa Katz approva il piano militare per l'assalto a Gaza City, che prevede la mobilitazione di 5 divisioni dell'esercito e il supporto di 60.000 riservisti da impiegare in 3 ondate, la prima delle quali fissata per il 2 settembre. Nessuna notizia formale in merito alla decisione israeliana sull'accordo di cessate il fuoco parziale ancora sul tavolo: le famiglie degli ostaggi, in protesta nel Sud del Paese, descrivono questo silenzio come una coltellata al cuore. Ancora decine i morti dentro Gaza. A Sabra, quartiere orientale di Gaza City, oltre 450 abitazioni sono state rase al suolo. Sul piano diplomatico, l'Egitto lancia un avvertimento. Il Ministro degli Esteri Badr Abdelatty ha dichiarato alla CNN, che qualsiasi tentativo di sfollamento forzato dei gazawi, rappresenterebbe una "linea rossa" per il Cairo: "Deportare la popolazione significa liquidare la causa palestinese. Non lo accetteremo e non lo permetteremo". Anche la Giordania denuncia "massacri e carestie" a Gaza e accusa Israele di distruggere ogni prospettiva di pace: "Le misure illegali in corso uccidono la soluzione a due Stati". Affermazione che si riferisce anche all'approvazione definitiva del controverso piano per la costruzione di nuovi insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati in Cisgiordania. Insediamenti destinati a collegare Gerusalemme Est a Ma'ale Adumim, dividendo di fatti in due la Cisgiordania. Il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha dichiarato: "Stiamo cancellando lo Stato palestinese". .























