Antony Blinken ci riprova. Per la quinta volta in quattro mesi, il Segretario di Stato è arrivato in Medio Oriente per cercare un accordo di pace tra arabi e israeliani. Mentre gli Stati Uniti passano al contrattacco rispondendo alle milizie filoiraniane, il capo della diplomazia a stelle e strisce torna a incontrare sauditi, egiziani e qatarioti, mediatori nel conflitto israelo-palestinese riaccesosi dopo l’attentato di Hamas del 7 ottobre scorso. Il movimento terroristico non ha ancora dato una risposta alla bozza di Parigi che prevede una cessazione delle ostilità di sei settimane e un graduale scambio tra gli ostaggi sequestrati e i prigionieri detenuti nelle carceri israeliane. Le differenze tra le parti restano sostanziali, in particolare sul numero delle persone da rilasciare, e il primo ministro Netanyahu ha rigettato le richieste arabe spiegando di non essere interessato a un accordo ad ogni costo. Mentre la Spagna stanzia quasi quattro milioni di dollari e il Portogallo uno per l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi che ha visto 15 Paesi, tra loro Stati Uniti e Italia, congelarle i fondi per connivenze con Hamas di alcuni suoi dipendenti, il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres annuncia una revisione indipendente delle sue procedure operative.